La TRAMA
Pompilio Mandelli, autore di questa mirabile raccolta di testimonianze, offre con essa anche un modello e uno strumento di comprensione, esemplari, della storia diacronica, intermittente ma virtualmente unitaria, che vi è narrata.
Come tutte le memorie d’artista, la sua testimonianza sa scendere nelle circostanze dirette, che sono la materia prima senza la quale ogni altra speculazione intellettualistica, pur alta, sarebbe vana. In uno dei capitoli l’autore cita un passo rivelatore, svelando il “taglio” narrativo dei suoi scritti.
Nel Morandi per aneddoti (e non è forse la pagina che viene voglia di sbirciare per prima, visto l’argomento e l’attendibilità dell’estensore?) che occupa un po’ il cuore di Via delle Belle Arti, Mandelli ricorda che l’aneddoto, secondo E. Kris - O. Kurz, in La leggenda dell’artista, è un riferimento nella vita di un artista che consente di «... mostrarcene le umane debolezze o di illuminarne il talento di una luce nuova ed insolita». Quella dell’aneddoto è una figura narrativa che anche il nostro pittore-scrittore adopera con sagacia e finezza, sempre finalizzandola al profilo saliente e di più alto significato, di fatti e personaggi descritti.
Ne esce un documento ricco, prezioso, e vivace appunto perché recitato in “prima persona”; eppure, nonostante l’inflessione soggettiva (o forse proprio grazie a questa), viene delineata una Storia di oltre mezzo secolo di “fatti”, nitida e nutrita.
Sospensioni e scatti: ma sì, Mandelli è davvero capace di calare nella prosa il ritmo stesso del suo stile di pittore, l’azione-sospensione del segno-gesto della mano, guizzante o pausato a seconda che la valenza emozionale lo richieda; analogamente il suo stile letterario è asciutto e compendiario ma non privo, quando necessario, di articolate riflessioni o di descrizioni doviziose, sottili, “pittoriche”; «action painting-action writing», vorremmo dire ancora sovrapponendo la doppia figura di Mandelli, pittore e scrittore.
Tutto è toccato da una interpretazione scorrevole e briosa.
Mandelli disegna così, intenso nella veloce trascrizione, saliente essenziale, completo, un solido spaccato della Storia figurativa italiana (Bologna, in Bologna, da e per Bologna) che dovrà essere assunto - questo sì - come un documento irrinunciabile per lo studio di quegli anni.
La figura di Mandelli pittore è da tempo consegnata ad una sua chiara dimensione storica, com’è dovuto, ma quella di scrittore, già fatta segno di lusinghieri consensi, viene consolidata in via definitiva da questa sua opera, sicura e dinamica nella chiave narrativa, importante per lo spessore dei suoi contenuti. I quali non solo confermano la qualità di lettura degli eventi testimoniati (e sono 14 i nuovi capitoli che si aggiungono ai 16 dell’edizione precedente) ma vengono anche corredati - nella presente edizione - da apparati filologici tali da integrare la già esplicita consistenza del lavoro, fino a farne una pubblicazione a carattere “storico”, che vede così lievitare la sua identità rispetto a quella originaria del primo Via delle Belle Arti.
Come tutte le memorie d’artista, la sua testimonianza sa scendere nelle circostanze dirette, che sono la materia prima senza la quale ogni altra speculazione intellettualistica, pur alta, sarebbe vana. In uno dei capitoli l’autore cita un passo rivelatore, svelando il “taglio” narrativo dei suoi scritti.
Nel Morandi per aneddoti (e non è forse la pagina che viene voglia di sbirciare per prima, visto l’argomento e l’attendibilità dell’estensore?) che occupa un po’ il cuore di Via delle Belle Arti, Mandelli ricorda che l’aneddoto, secondo E. Kris - O. Kurz, in La leggenda dell’artista, è un riferimento nella vita di un artista che consente di «... mostrarcene le umane debolezze o di illuminarne il talento di una luce nuova ed insolita». Quella dell’aneddoto è una figura narrativa che anche il nostro pittore-scrittore adopera con sagacia e finezza, sempre finalizzandola al profilo saliente e di più alto significato, di fatti e personaggi descritti.
Ne esce un documento ricco, prezioso, e vivace appunto perché recitato in “prima persona”; eppure, nonostante l’inflessione soggettiva (o forse proprio grazie a questa), viene delineata una Storia di oltre mezzo secolo di “fatti”, nitida e nutrita.
Sospensioni e scatti: ma sì, Mandelli è davvero capace di calare nella prosa il ritmo stesso del suo stile di pittore, l’azione-sospensione del segno-gesto della mano, guizzante o pausato a seconda che la valenza emozionale lo richieda; analogamente il suo stile letterario è asciutto e compendiario ma non privo, quando necessario, di articolate riflessioni o di descrizioni doviziose, sottili, “pittoriche”; «action painting-action writing», vorremmo dire ancora sovrapponendo la doppia figura di Mandelli, pittore e scrittore.
Tutto è toccato da una interpretazione scorrevole e briosa.
Mandelli disegna così, intenso nella veloce trascrizione, saliente essenziale, completo, un solido spaccato della Storia figurativa italiana (Bologna, in Bologna, da e per Bologna) che dovrà essere assunto - questo sì - come un documento irrinunciabile per lo studio di quegli anni.
La figura di Mandelli pittore è da tempo consegnata ad una sua chiara dimensione storica, com’è dovuto, ma quella di scrittore, già fatta segno di lusinghieri consensi, viene consolidata in via definitiva da questa sua opera, sicura e dinamica nella chiave narrativa, importante per lo spessore dei suoi contenuti. I quali non solo confermano la qualità di lettura degli eventi testimoniati (e sono 14 i nuovi capitoli che si aggiungono ai 16 dell’edizione precedente) ma vengono anche corredati - nella presente edizione - da apparati filologici tali da integrare la già esplicita consistenza del lavoro, fino a farne una pubblicazione a carattere “storico”, che vede così lievitare la sua identità rispetto a quella originaria del primo Via delle Belle Arti.
Caratteristiche TECNICHE
ISBN: | 978-88-7381-032-2 |
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Illustrazioni: | 55 B/N |
Data di uscita: | 2002 |
Formato: | 15 x 21 cm |
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Pagine: | 320 |
Lingua: | Italiano |