Stato di abbandono
Il racconto di Giuseppe Costanza: uomo di fiducia di Giovanni Falcone
Giuseppe Costanza, conducente personale di Giovanni Falcone e suo uomo di fiducia, racconta come sia sopravvissuto miracolosamente alla strage mafiosa del 1992
La TRAMA
«Falcone diceva sempre che la mafia non è tanto la gente che ti spara, ma soprattutto quella che ti emargina, quella che ti lascia solo»
L’opera è narrata in prima persona ed è il frutto di molte interviste a Giuseppe Costanza che si racconta dall’infanzia ai giorni nostri. È anzitutto il racconto della vita di un uomo, oltre che di un cittadino eccezionale, che dal 1984 subisce una svolta dovuta all’ingresso nella ristretta cerchia degli uomini di fiducia di Giovanni Falcone. Numerosi sono i riferimenti al Giudice, ma anche gli aneddoti e le esperienze personali condivise con lui.
Miracolosamente sopravvissuto all’attentato del 23 maggio 1992, dopo l’esplosione dell’auto del Magistrato nella quale si trovava, da quel giorno inizia la sua vera odissea, che si protrarrà per oltre vent’anni. Vessato dalle Istituzioni che aveva servito, isolato da personaggi popolari al di sopra di ogni sospetto, e strumentalizzato dai mezzi d’informazione, Costanza si trova a dover fare i conti anche con una macchina burocratica lenta e inefficiente.
Insignito della Medaglia d’oro al valore civile, Costanza in questo libro racconta la battaglia per il riconoscimento di alcuni diritti fino ad allora non previsti per il personale civile della Pubblica Amministrazione. Diritti che oggi appartengono a tutti (L. 407/1998).
Insignito della Medaglia d’oro al valore civile, Costanza in questo libro racconta la battaglia per il riconoscimento di alcuni diritti fino ad allora non previsti per il personale civile della Pubblica Amministrazione. Diritti che oggi appartengono a tutti (L. 407/1998).