La TRAMA
23 agosto 1925: battendo 2-0 l’Alba Roma nella seconda partita di finale, il Bologna vince il suo primo scudetto. Sembra una semplice notizia di cronaca, in realtà quel successo nasconde un intreccio di storie.
Innanzitutto l’avventura di una grande squadra, plasmata da Hermann Felsner, il “mago” venuto dall’Austria a fare di Bologna una delle capitali del grande calcio. Il Bologna comincia quel giorno a diventare “lo squadrone che tremare il mondo fa”, il primo club italiano a vincere non solo in patria ma anche all’estero, aprendo la strada ai successi della Nazionale di Pozzo. Poi la genesi straordinaria del trionfo: la “stagione regolare”, caratterizzata dall’assoluta preminenza tecnica del gioco degli emiliani, e la “semifinale infinita” contro il Genoa, la squadra-mito dell’epoca (curiosamente fasciata dagli stessi colori), già vincitrice di 9 scudetti e impaziente di mettere le mani sul decimo.
Una semifinale andata in scena in cinque atti, scanditi da polemiche, rivolte popolari, pistolettate tra treni di tifosi e infine spareggio conclusivo a porte chiuse a Milano alle sette e un quarto di una domenica mattina che trasformò la conquista in epopea, lasciando un segno indelebile nella crescita del nostro sport più popolare.
Ma come andarono realmente le cose? Come giocava quel Bologna? Come lo raccontavano i giornali?
E cosa accadde quando alla stazione di Porta Nuova a Torino i treni degli opposti tifosi si trovarono di fronte ed echeggiarono alcuni colpi di rivoltella? Le risposte riaffiorano dalla storia per ritornare cronaca: ricostruita attraverso gli avvincenti resoconti dei giornali del tempo col loro linguaggio a volte ingenuo a volte insospettabilmente moderno, rivede la luce in queste pagine la palpitante vicenda del calcio italiano dell’epoca: la grande avventura, le giocate di classe ma anche gli autentici drammi e un diabolico giallo, che rappresentò lo spartiacque storico della grandezza e mediocrità di due grandi club. L’ideale passaggio di testimone che avrebbe guidato il Genoa verso l’anonimato tecnico e il Bologna, che in quei giorni registrava l’annuncio del primo grande stadio italiano, a un approdo di novella grandeur.
Con una appassionata opera da “speleologi”, gli autori ripercorrono giornata per giornata l’andamento di quel lunghissimo torneo, dal 5 ottobre 1924 al 23 agosto 1925, facendo riemergere dal sottosuolo della storia i tabellini completi delle partite, i fatti raccontati dagli osservatori diretti e i commenti dei cronisti dell’epoca, le immagini di protagonisti ed eventi; persino l’oggettistica del tempo, ricca di curiosità e spunti anche maliziosi
Innanzitutto l’avventura di una grande squadra, plasmata da Hermann Felsner, il “mago” venuto dall’Austria a fare di Bologna una delle capitali del grande calcio. Il Bologna comincia quel giorno a diventare “lo squadrone che tremare il mondo fa”, il primo club italiano a vincere non solo in patria ma anche all’estero, aprendo la strada ai successi della Nazionale di Pozzo. Poi la genesi straordinaria del trionfo: la “stagione regolare”, caratterizzata dall’assoluta preminenza tecnica del gioco degli emiliani, e la “semifinale infinita” contro il Genoa, la squadra-mito dell’epoca (curiosamente fasciata dagli stessi colori), già vincitrice di 9 scudetti e impaziente di mettere le mani sul decimo.
Una semifinale andata in scena in cinque atti, scanditi da polemiche, rivolte popolari, pistolettate tra treni di tifosi e infine spareggio conclusivo a porte chiuse a Milano alle sette e un quarto di una domenica mattina che trasformò la conquista in epopea, lasciando un segno indelebile nella crescita del nostro sport più popolare.
Ma come andarono realmente le cose? Come giocava quel Bologna? Come lo raccontavano i giornali?
E cosa accadde quando alla stazione di Porta Nuova a Torino i treni degli opposti tifosi si trovarono di fronte ed echeggiarono alcuni colpi di rivoltella? Le risposte riaffiorano dalla storia per ritornare cronaca: ricostruita attraverso gli avvincenti resoconti dei giornali del tempo col loro linguaggio a volte ingenuo a volte insospettabilmente moderno, rivede la luce in queste pagine la palpitante vicenda del calcio italiano dell’epoca: la grande avventura, le giocate di classe ma anche gli autentici drammi e un diabolico giallo, che rappresentò lo spartiacque storico della grandezza e mediocrità di due grandi club. L’ideale passaggio di testimone che avrebbe guidato il Genoa verso l’anonimato tecnico e il Bologna, che in quei giorni registrava l’annuncio del primo grande stadio italiano, a un approdo di novella grandeur.
Con una appassionata opera da “speleologi”, gli autori ripercorrono giornata per giornata l’andamento di quel lunghissimo torneo, dal 5 ottobre 1924 al 23 agosto 1925, facendo riemergere dal sottosuolo della storia i tabellini completi delle partite, i fatti raccontati dagli osservatori diretti e i commenti dei cronisti dell’epoca, le immagini di protagonisti ed eventi; persino l’oggettistica del tempo, ricca di curiosità e spunti anche maliziosi