In occasione della celebrazione dei cinquecento anni dalla morte di Raffaello Sanzio (1520-2020), si è ritenuto di approfondire gli studi pubblicati cento anni fa, in occasione del quarto centenario del 1920, con l’obiettivo d’indagare come fosse stata percepita la lezione dell’Urbinate nella critica e nell’arte del primo dopoguerra. In un momento storico in cui ogni Paese uscito dalla Grande Guerra aveva necessità di ricostruire una propria identità nazionale, Raffaello non venne solo rievocato, ma retoricamente celebrato, e a volte strumentalizzato, come esempio di grande italiano del passato. Esponenti della cultura come Corrado Ricci, Adolfo e Lionello Venturi interpretarono l’opera di Raffaello in funzione della crisi del momento con diversi movimenti politici che si fronteggiavano e il rischio imminente di una guerra civile.
L’affresco della Scuola di Atene, in particolare, venne adottato non solo come modello di massima espressione estetica ma anche simbolica di pace e unità. Si insisteva nella convinzione che le diverse correnti di pensiero generate nel corso dei millenni, per quanto contrastanti fra loro, potessero trovare una forma di concordia universale in quanto proposte da uomini di pensiero e di cultura accomunati dal fine ultimo della ricerca della verità. Anche nel mondo delle avanguardie si iniziava a rivalutare Raffaello, al punto che divenne fonte di suggestioni per gli artisti che cercavano nel “classico” la fonte visiva e culturale dalla quale rifondare la propria estetica a cavallo della Grande Guerra. Picasso, De Chirico, i futuri novecentisti Achille Funi e Mario Sironi fra gli altri, ripresero a studiare Raffaello, chi prima, chi in concomitanza del 1920, anno in cui l’Urbinate era divenuto “di moda” per le celebrazioni a lui dedicate. I risultati di questa ripresa “da Raffaello” si manifestano anche a livello massmediatico sulle copertine di riviste e di giornali che delinearono il nuovo gusto dell’epoca.
The fifth centenary of Raffaello Sanzio’s death (1520 - 2020) provided an opportunity to further the studies published to mark his last centenary in 1920, and to investigate the reception of Raphael’s work in both the art and art criticism of the early postwar period. At a time when every country emerging from the Great War strove to rebuild its national identity, Raphael was not just referenced, but rhetorically celebrated (and sometimes exploited) as an example of past Italian greatness. Cultural icons such as Corrado Ricci, Adolfo, and Lionello Venturi interpreted Raphael’s work through the lens of contemporary crisis in which different political movements were squaring up to one another and the risk of civil war was imminent.
The fresco of the School of Athens in particular was adopted as a model of maximum aesthetic expression but also as symbolic of peace and unity. Emphasis was placed on the potential for universal harmony across the different currents of thought generated by humanity over millennia, no matter how contrasting, given that all these currents were developed by men of thought and culture with the aim of seeking the truth. Raphael was beginning to be re-evaluated even by the avant-garde, to the point of becoming a source of inspiration for artists who sought in the ‘classic’ a visual and cultural point from which to rebuild their aesthetics following the Great War. Picasso, De Chirico, and the future Novecento artists Achille Funi and Mario Sironi among others, resumed their studies of Raphael, some of them during the 1920s when the artist had become ‘fashionable’ following his centenary celebrations. The effects of this return to Raphael are also evident in mass media, on the covers of magazines and newspapers that highlight the new taste of the time.
ISBN: | 9788833243153 |
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Genere: | Arte |
Illustrazioni: | a colori e in BN |
Prefazione di: | Daniele Menozzi |
Introduzione di: | Marzia Faietti |
Data di uscita: | Dicembre 2020 |
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Formato: | 15 x 21 cm |
Pagine: | 240 pp. + Cop. in brossura con bandelle |
Lingua: | Italiano - Inglese |