La TRAMA
Testi di Franco Basile, Gerardo Bombonato e Maurizio Garuti
«La prima volta che lo vidi è stato a una manifestazione sportiva, sul finire degli anni Settanta, quando ancora al Dall’Ara si tenevano i gran gala di atletica con nomi di spicco come Pietro Mennea e Sara Simeoni. Ma il pubblico bolognese applaudiva Lui. E lo chiamava a gran voce. E Lui, carico di reflex e flash, salutava l’affollata tribuna spostandosi su e giù per il tartan come una star. “Chi è?”, mi informai dal vicino. “Ma come, non lo conosce? È Paolo Ferrari”. Già, ma chi è Paolo Ferrari? Un mito. Chi non lo sa. Come quando, ai tempi della guerra fredda, arrivò in città una delegazione di sindaci della Russia e a un certo punto il primo cittadino di Tblisi gli si fece incontro per abbracciarlo e baciarlo: “Ferrari, Ferrari, come va?”. Spiegherà poi: “L’ho conosciuto in una partita di coppa quando era presidente della Dinamo”. Impagabile. Da quell’osservatorio a due passi dalle Due torri, Paolo Ferrari continua da oltre 40 anni a scrivere,con una curiosità evergreen, ogni giorno la storia di Bologna (...). Nel 1969, l’incontro che gli cambia la vita: Pupi Avati gli chiede di fare il fotografo di scena e Paolo finisce sul set. A un concerto jazz (una delle sue mille passioni) conosce Luigi Nasalvi e insieme, con le iniziali dei loro cognomi, fondano la “FN”. Un mondo che non lascerà più. Arrivano le collaborazioni a una serie di quotidiani e magazine: Carlino in primis, Qui Bologna, Guerin Sportivo, Qui sport,e ancora Panorama, Espresso, Famiglia Cristiana, la corrispondenza per l’Associated Press. Quanti ricordi, quante storie, quante tragedie. Gli anni di piombo, il ’77, il terrorismo, le bombe: l’Italicus, la strage di Natale, la carneficina del 2 agosto. Ma anche i delitti, i grandi processi, i primi morti per droga, la cronaca nera di tutti i giorni. Il suo obiettivo c’era sempre. Poi i matrimoni famosi, i personaggi che hanno fatto la storia, gli artisti e i musicisti bolognesi, i noiosi convegni dei politici, senza disdegnare le mense dei poveri e la Bologna più popolare. Quella Bologna che non c’è più e che lui rimpiange: “In piazza San Martino c’era il mercato rionale, con l’umile venditrice di presine, la caldarrostaia, le bancarelle. Era un quartiere vivo, pulito. Adesso? È un mondo triste, anonimo, senza atmosfera”. Restano le sue immagini. Ma soprattutto la sua grande umanità e la sua voglia di sorridere. Con tutti. Sempre pronto alla battuta, all’aneddoto, alla barzelletta con chiunque incontri: “La sai l’ultima?”. Far due passi in centro con lui è una sosta continua. Un accelerato a scartamento ridotto. Ma quanti amici hai, Paolo?»
«La prima volta che lo vidi è stato a una manifestazione sportiva, sul finire degli anni Settanta, quando ancora al Dall’Ara si tenevano i gran gala di atletica con nomi di spicco come Pietro Mennea e Sara Simeoni. Ma il pubblico bolognese applaudiva Lui. E lo chiamava a gran voce. E Lui, carico di reflex e flash, salutava l’affollata tribuna spostandosi su e giù per il tartan come una star. “Chi è?”, mi informai dal vicino. “Ma come, non lo conosce? È Paolo Ferrari”. Già, ma chi è Paolo Ferrari? Un mito. Chi non lo sa. Come quando, ai tempi della guerra fredda, arrivò in città una delegazione di sindaci della Russia e a un certo punto il primo cittadino di Tblisi gli si fece incontro per abbracciarlo e baciarlo: “Ferrari, Ferrari, come va?”. Spiegherà poi: “L’ho conosciuto in una partita di coppa quando era presidente della Dinamo”. Impagabile. Da quell’osservatorio a due passi dalle Due torri, Paolo Ferrari continua da oltre 40 anni a scrivere,con una curiosità evergreen, ogni giorno la storia di Bologna (...). Nel 1969, l’incontro che gli cambia la vita: Pupi Avati gli chiede di fare il fotografo di scena e Paolo finisce sul set. A un concerto jazz (una delle sue mille passioni) conosce Luigi Nasalvi e insieme, con le iniziali dei loro cognomi, fondano la “FN”. Un mondo che non lascerà più. Arrivano le collaborazioni a una serie di quotidiani e magazine: Carlino in primis, Qui Bologna, Guerin Sportivo, Qui sport,e ancora Panorama, Espresso, Famiglia Cristiana, la corrispondenza per l’Associated Press. Quanti ricordi, quante storie, quante tragedie. Gli anni di piombo, il ’77, il terrorismo, le bombe: l’Italicus, la strage di Natale, la carneficina del 2 agosto. Ma anche i delitti, i grandi processi, i primi morti per droga, la cronaca nera di tutti i giorni. Il suo obiettivo c’era sempre. Poi i matrimoni famosi, i personaggi che hanno fatto la storia, gli artisti e i musicisti bolognesi, i noiosi convegni dei politici, senza disdegnare le mense dei poveri e la Bologna più popolare. Quella Bologna che non c’è più e che lui rimpiange: “In piazza San Martino c’era il mercato rionale, con l’umile venditrice di presine, la caldarrostaia, le bancarelle. Era un quartiere vivo, pulito. Adesso? È un mondo triste, anonimo, senza atmosfera”. Restano le sue immagini. Ma soprattutto la sua grande umanità e la sua voglia di sorridere. Con tutti. Sempre pronto alla battuta, all’aneddoto, alla barzelletta con chiunque incontri: “La sai l’ultima?”. Far due passi in centro con lui è una sosta continua. Un accelerato a scartamento ridotto. Ma quanti amici hai, Paolo?»