Il romanzo Mama donde? ci fa vivere l’adozione come nascita con il suo carico di attese, speranze, dolore: un vissuto sommerso segnato dalle ferite molteplici dell’abbandono. Dal momento del parto da cui la vita si dipana, imprevedibile lungo conquiste e perdite, i figli, le madri naturali e le madri adottive sono legati dalla stessa ricerca dell’altro: «La madre che adotta non si accolla, forse, ne sia cosciente o meno, anche la sofferenza dell’altra madre?». La lettura ci libera da pregiudizi, tentazioni retoriche e bisogno di possesso, talora connessi alla realtà dell’adozione. Ne emerge una comune umanità illuminata dalla speranza e consapevole della propria fragilità, limite e grandezza della condizione umana. Il rapporto “madre-figlio, madre-madre” è scandito dalla continua ricerca della persona amata, e al tempo stesso sconosciuta, dal bisogno di ascolto attraverso la parola e il contatto con un mondo interiore inespresso. Mai punto di arrivo, la nascita, ma avvio di un percorso che consenta ai figli di ricomporre, nella consapevolezza, l’identità violata e, alle madri, di avviare una rilettura di sé.