Lorenzo Patta, Marcell Jacobs e Faustino Desalu si danno il cambio alla perfezione, Filippo Tortu afferra l’ultimo testimone, ma la Gran Bretagna scappa via un metro e mezzo avanti…
L’azzurro non si scompone, anzi, si esalta nella sua rimonta impossibile fino a tuffarsi sul traguardo.
Per un centesimo di secondo l’Italia dell’atletica vince la quinta medaglia d’oro di una Olimpiade irripetibile.
Le Olimpiadi di Tokyo sono state una scommessa: a pochi giorni dalla partenza non c’era ancora la certezza di farle. Poi il vento è girato, soprattutto per i nostri colori, tornati a casa con 10 ori e 40 medaglie.
Ho raccontato la boxe, la ginnastica artistica e l’atletica leggera, lo sport che ci ha regalato cinque trionfi, un record storico per gli atleti azzurri. Tutto ha avuto inizio con i due ori nel giro di una decina di minuti nel salto in alto e nei 100 metri, ma se Gianmarco Tamberi rientrava nei pronostici di un podio, prima dei Giochi giapponesi la vittoria di Marcell Jacobs nei 100 metri non era messa in conto nemmeno dal più esperto allibratore di un ippodromo. Da quel momento in poi gli atleti azzurri sono scesi sulla pista dello Stadio Olimpico convinti di sconfiggere qualsiasi avversario, e sono arrivate altre due medaglie d’oro nella marcia, con Massimo Stano e Antonella Palmisano, prima dell’apoteosi con la staffetta 4x100. È stata quest’ultima magia del quartetto italiano a sospingermi fuori da ogni confine, mentre facevo la radiocronaca della gara. Il finale da thrilling di Filippo Tortu, che per un solo centesimo batte la Gran Bretagna, resterà per sempre una magia incomprensibile.