La TRAMA
Prefazione di Giorgio Cusatelli
L’incontro tra Winckelmann e l’architetto Charles-Louis Clérisseau, avvenuto a Roma tra il 1756 e il 1757, stabilisce un contatto tra due importanti personalità del Settecento neoclassico. Nell’ambiente cosmopolita romano, ambìta meta del Grand Tour e luogo d’incontro delle comunità artistiche nazionali di tutta Europa, Winckelmann e Clérisseau hanno modo di frequentarsi, inaugurando una relazione che sfocerà in un interessante carteggio, durato fino alla morte dello storico dell’arte tedesco. L’analisi di queste lettere ci offre l’opportunità di seguire, da una parte la dura polemica intavolata da Winckelmann nei confronti dell’erudizione francese e delle sue voci più autorevoli (Montfaucon, Mariette, Caylus, Watelet), che assume le dimensioni di una vera e propria sfida culturale; dall’altra, consente di rileggere in una nuova lucegli esiti della carriera di Clérisseau, architetto-viaggiatore francese che si era messo in luce per l’efficacia e l’attendibilità delle sue vedute archeologiche. Impegnato nell’indagine degli antichi monumenti romani tra il Nord e il Sud della penisola fino a Spalato e a Nimes, diviso tra un approccio scrupoloso e filologicamente fedele di stampo illuministico e un tratto più libero e immaginifico, Clérisseau rappresenta un felice trait d’union tra la nascente disciplina archeologica e l’universo delle arti.
L’incontro tra Winckelmann e l’architetto Charles-Louis Clérisseau, avvenuto a Roma tra il 1756 e il 1757, stabilisce un contatto tra due importanti personalità del Settecento neoclassico. Nell’ambiente cosmopolita romano, ambìta meta del Grand Tour e luogo d’incontro delle comunità artistiche nazionali di tutta Europa, Winckelmann e Clérisseau hanno modo di frequentarsi, inaugurando una relazione che sfocerà in un interessante carteggio, durato fino alla morte dello storico dell’arte tedesco. L’analisi di queste lettere ci offre l’opportunità di seguire, da una parte la dura polemica intavolata da Winckelmann nei confronti dell’erudizione francese e delle sue voci più autorevoli (Montfaucon, Mariette, Caylus, Watelet), che assume le dimensioni di una vera e propria sfida culturale; dall’altra, consente di rileggere in una nuova lucegli esiti della carriera di Clérisseau, architetto-viaggiatore francese che si era messo in luce per l’efficacia e l’attendibilità delle sue vedute archeologiche. Impegnato nell’indagine degli antichi monumenti romani tra il Nord e il Sud della penisola fino a Spalato e a Nimes, diviso tra un approccio scrupoloso e filologicamente fedele di stampo illuministico e un tratto più libero e immaginifico, Clérisseau rappresenta un felice trait d’union tra la nascente disciplina archeologica e l’universo delle arti.