Storia e tragedia di Angelo Bergamonti, il campione che sfidò il destino.
La leggenda di Angelo Bergamonti è iniziata in un cupo giorno di pioggia del 1971, a Riccione. Succede spesso: i miti nascono quando le vite si spezzano troppo presto, e poi raccontano quelle vite senza mezzi toni, né colori tenui.
Tanto si è detto e scritto dell’incidente drammatico in cui perse la vita, che in qualche modo cambiò la storia del motociclismo. Molto meno di tutto quello che c’è stato prima: chi era, cosa sognava, dove voleva arrivare Angelo Bergamonti. Ripercorrendo la sua vita scopriamo (o riscopriamo) un campione di razza che ha sempre corso controvento, sacrificando il tempo alla passione, lottando contro un avversario troppo forte che si chiama destino. Quello, Bergamonti lo ha sempre avuto contro. E da quello è stato frenato, messo alla prova, ingiustamente castigato tante, troppe volte. Finché ha potuto, è caduto e si è rialzato, con un sorriso amaro. Guardando sempre avanti, cercando il traguardo che non è mai arrivato. Quarant’anni dopo, il nome di Angelo Bergamonti riaccende ricordi, emozioni, commozioni in chi gli è stato vicino, e ha conosciuto l’uomo prima ancora del campione. Sua moglie, le sue figlie, piccolo mondo in cui si rifugiava dopo ogni vittoria e dopo ogni dispiacere. Gli amici, quelli veri, quelli del paese della Bassa cremonese dove era cresciuto e di cui sentiva sempre forte e chiaro il richiamo. Sono loro a raccontare un talento delle piste che è stato anche un esempio di umanità, umiltà, dedizione al mestiere. Una storia bella che vale la pena non dimenticare. Quella di Angelo Bergamonti, il motociclista che non conobbe la Fortuna.