Prefazione di Rosita Copioli; Nota di Franco Ferrarotti; Postfazione di Massimo Pulini.
La collana di poesie Ginkgo Biloba si arricchisce di una nuova raccolta firmata da Paola Mulazzani che, dopo Alla poesia Acheni, torna in libreria.
La silloge poetica si compone di due raccolte: In fieri e Claustro (I lockdown 2020).
In fieri è la riflessione sul tempo che passa, la natura che muta, gli affetti che rivaluti quando – forse – è troppo tardi. Ma anche l’osservazione di una vita sempre “in divenire”, incompiuta o non pienamente realizzata – in fieri, appunto - per incapacità o noncuranza.
“Tutto è miracolosamente contenuto dentro una misura di parola e di musica precisa, scarna, intorno a quell’unico seme che si prolunga, verso dopo verso, involucro di seme e verso in unica scansione come di rosario o grano che si prega, senza farsi riconoscere se non da chi è devoto allo stesso genere di preghiera e di soluzione mentale” descrive così l’opera Rosita Copioli, poetessa e saggista riminese, che del libro ha curato la prefazione. “Anche l’aderenza al nucleo originario del desiderio è un ligneo splendore: balena dalle immagini rare, trasportabili nei simboli metafisici; ossifica in astrazioni simboliche, in espressione preziose e scelte, senza cadute. L’ideale del linguaggio puro, perfetto, comanda su questa poesia.” chiosa Rosita Copioli.
Le liriche dell'autrice nascono dall’osservazione della realtà che la circonda, la prossimità degli affetti, il dipanarsi del quotidiano e dell’ordinario. Ma della realtà si percepiscono solo lacerti, brandelli, che talvolta fisso sulla pagina con versi spezzati e franti, nella consapevolezza che la comprensione non è definitiva e, sicuramente, parziale.
Claustro (I lockdown 2020) nasce dallo smarrimento per questi giorni incerti, nuovi per tutti, che costringono a interrogarsi sul senso dell’esistente.
“Credo che le «parafrasi» e le disamine eccessive, tendano a mortificare la poesia che per sua natura deve essere evocativa – afferma Paola Mulazzani –. Per questo gran parte delle mie «nugae» non hanno titolo, perché non univocamente definibili; piuttosto, mi piace pensare che il lettore si addentri nei miei testi dandone l’interpretazione più congeniale: come figli adulti, che prendono una strada completamente diversa da chi li ha generati. O come i semi del fiore del soffione, che leggeri si disperdono al soffio del primo vento.”
Si dice «il tempo passa». Ma siamo noi che passiamo. Il poeta registra questo passaggio. Essenzialmente individuale, assoluta nei suoi mezzi espressivi, unica come presenza significativa, la poesia è, oggi, la sola uscita di sicurezza da una società sempre più irretita e interiormente appiattita. Il poeta ne è ben consapevole.
“I testi poetici di Paola Mulazzani convincono e dimostrano che poesia è, in primo luogo, invenzione, creazione e risveglio – descrive così l’opera Franco Ferrarotti, noto sociologo e accademico – In essa metafora, immagine e destino si danno la mano, a vicenda si richiamano. Un dato esistenziale, un’esperienza individuale specifica, circoscritta viene metaforicamente trasformata in un segno a portata universale.”
“Dai versi di Paola Mulazzani emerge con chiarezza ciò che il delirio dell’onnipotenza tecnica ci ha fatto dimenticare: il senso del limite e la fragilità umana, oggi tragicamente sottolineata dal coronavirus. Siamo prodotti deperibili, ma senza la data di scadenza. È dalla consapevolezza di questa deperibilità che gli umani possono ancora ricavare la speranza” conclude Ferrarotti.
“È pattinando su ricercate volute del linguaggio che Paola Mulazzani lascia dietro a sé nitidi frammenti morali. Come cercasse la distrazione del lettore facendosi seguire su aspetti formali, arabeschi appunto, mentre è la striscia sul ghiaccio a racchiudere il senso delle cose” commenta Massimo Pulini, saggista e critico d’arte cesenate, nella sua postfazione Arabeschi minimali.
“Amo la parola – conclude l’autrice – precisa, esatta, straniante, decontestualizzata: l’uso di parole desuete o arcaiche, anche nella grafia; neologismi o contrapposizioni inedite di senso. Amo ritrovare nel verso assonanze e consonanze: il cambio di ritmo, la musicalità intrinseca, quasi una salmodia laica. E la cifra che più mi corrisponde è la brevità del verso, la rapsodica composizione delle liriche, particolarità che contamina l’andamento complessivo della raccolta.”