Il mito del nemico
Identità, alterità e loro rappresentazioni
La TRAMA
Con un’ampia gamma di saggi, il volume affronta lo studio dell’alterità, dal Medioevo all’Età contemporanea, attraverso una prospettiva interdisciplinare, che consente di abbracciare la categoria fluida e soggettiva di nemico, scrutandola in specifici contesti e seguendola nei suoi diversi paradigmi e trasformazioni.
Cinquanta autori si confrontano con il mito mutevole del nemico, mettendo a fuoco i processi figurativi e le dinamiche ideative, all’origine delle molteplici costruzioni dell’alterità. Organizzato tematicamente e in maniera comparativa, il volume assume, di volta in volta, focus privilegiati, quali meraviglia, fascinazione, appropriazione, satira, facendo emergere un nemico arbitrario, in cui connessioni tra finzione e fobia, gerarchie e propaganda, concorrono a determinare pericolosità strategiche e modalità di assimilazione.
Un mito del nemico dunque riconoscibile nelle mistificazioni di ebrei, musulmani, turchi, mori, protestanti, convertiti, non-cattolici in genere; africani, nativi americani, orientali, non-europei, e non-bianchi in genere, come pure dissidenti, e nemici in ambito politico. Vi si ritrova inoltre il nemico diventato pretesto e linfa per giustificazioni imperialistiche e coloniali. Il volume mette al centro i ruoli del diverso nell’immaginario artistico e letterario, sollevando infine interrogativi circa la definizione di identità e civiltà.
Oltre ad analisi che si concentrano sull’Europa centro-occidentale, coinvolge approfondimenti su questioni inerenti i paesi mediterranei, l’Est Europa, l’Asia e il continente americano. Il volume, che include scritti di storia dell’arte, letteratura, storia, antropologia visuale, storia del collezionismo, iconologia politica, storia delle idee e filosofia giuridica, è pensato come visione sfaccettata e di ampio respiro, su un fenomeno sfuggente e complesso, quanto di estrema attualità.
Irene Graziani è ricercatrice di Storia dell’Arte Moderna presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna. La sua attività di ricerca riguarda principalmente la pittura bolognese e la cultura artistica del Settecento, cui ha dedicato saggi e studi, anche monografici (La bottega dei Torelli. Da Bologna alla Russia di Caterina la Grande, 2005; Sognare l’Arcadia. Stefano Torelli “peintre enchanteur” nelle grandi corti del Nord Europa, 2013; Luigi Crespi ritrattista nell’età di papa Lambertini, mostra tenutasi nel 2017). Si è anche interessata al fenomeno della donna artista, collaborando a cataloghi di mostre e pubblicando studi, tra cui la monografia su Properzia de’ Rossi (2008 con Vera Fortunati).
Maria Vittoria Spissu, assegnista di ricerca presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, ha indagato La Raffigurazione dell’Infedele in Europa tra Riforma e Controriforma, partecipando, sul tema, a convegni, in Italia e all’estero, e a volumi miscellanei. Fa parte dei gruppi di ricerca internazionali: Spanish Italy and the Iberian Americas (Connecting Art Histories Project, Getty Foundation & Columbia University); e COST Action Islamic Legacy: Narratives East, West, South, North of the Mediterranean (1350-1750) (EU Framework Programme Horizon 2020 & UNED, Madrid). Ha pubblicato, con Caterina Limentani Virdis, La Via dei Retabli. Le frontiere europee degli altari dipinti nella Sardegna del Quattro e Cinquecento, 2018.