Perché “sinistra liberale”? Liberale non significa certamente liberista, equivoco a cui troppo spesso si indulge nel dibattito politico-culturale. Se la lotta per la giustizia sociale e l’eguaglianza è la cifra distintiva della sinistra, la sinistra liberale e riformista è quella che ha imparato che il mercato regolato non è nemico dell’eguaglianza; che l’eguaglianza oggi non è tanto una questione di risorse economiche quanto di formazione e di accesso agli strumenti culturali, tra cui in primo piano le tecnologie digitali. E ha imparato che non si può scambiare eguaglianza con libertà.
Viviamo oggi una trasformazione profonda degli assetti sociali così come dell’ordine mondiale. Una trasformazione che la pandemia ha solo accelerato. La politica della sinistra è in grado di affrontare questa trasformazione, di avanzare idee nuove e proposte di governo?
È diffusa l’illusione del ritorno a un socialismo classico: ritorno alle nazionalizzazioni, alla eguaglianza intesa in senso tradizionale, a una base sociale costituita dai più poveri, alla diffidenza verso le imprese e perfino talvolta all’idea di un complotto dei ricchi. Ma questa è una posizione minoritaria, che respinge la società di oggi invece di provare a cambiarla. La sinistra deve darsi un’agenda nuova, che sia un progetto di governo della società.
I saggi compresi in questo volume provano a disegnare un’agenda liberale e riformista, su alcuni temi non certamente esaustivi, ma essenziali: l’idea di sinistra, le necessarie scelte economiche, la coscienza storica europea, l’identità nazionale, la formazione, l’organizzazione politica.