Monica Marchioni racconta per la prima volta in un libro
cosa significhi sopravvivere al tentato omicidio perpetrato
dal figlio con un piatto di penne al salmone.
Il prima e il dopo di quella terribile notte.
«Oggi smetto di vergognarmi, oggi so che si deve lottare insieme.
So che le famiglie non devono essere lasciate sole e i problemi dei ragazzi non devono essere sottovalutati.»
Era mio figlio è un docu-libro che ripercorre, anche attraverso la mente, gli occhi e il cuore della sola testimone superstite, una delle storie di cronaca nera che più ha scosso l’opinione pubblica del nostro Paese.
La giornalista e criminologa Cristina Battista incontra Monica Marchioni, sopravvissuta a un feroce tentato omicidio da parte del figlio, all’epoca 19enne, e ne ripercorre la vicenda.
Siamo in provincia di Bologna, quando il ragazzo tenta di avvelenare la madre e il patrigno, uccidendolo. Una sera maledetta dove si sono interrotte due vite: per sempre quella di Loreno, “Lollo”, il marito di Monica, vero grande amore della sua vita, con cui aveva costruito una “normale” famiglia armoniosa e attenta: una famiglia come tante, che includeva e amava anche l’omicida che ha dato vita a una spirale di orrore senza fine. Monica è sopravvissuta alla brutale aggressione, ma racconta come anche la sua vita si sia spenta quel giorno.
Leggere la sua storia significa sperimentare sulla propria pelle, attimo dopo attimo, la violenza e la crudeltà di un figlio che ormai la madre non riconosce più. Quegli occhi adolescenti, che tentano in tutti i modi di ucciderla non sono quelli del suo ragazzo, sono algidi, vuoti, diabolici.
Li rintraccia anche nell’aula del Tribunale dove ascolta la sentenza che determina il destino di quello che, fino al 15 aprile 2021, era suo figlio.
Prefazione di Marco Oliva