“Il 19 Agosto 2003 in seguito ad un incidente stradale mia figlia Sabrina è tornata alla Casa del Padre”. Con queste parole si apre il libro di Maria Antonietta Giasone. Da quell’agosto del 2003, attraverso il buio di una sofferenza infinita e apparentemente inconsolabile, comincia per Maria Antonietta una ricerca: ascolta le esperienze di altre mamme che hanno “perso” i loro figli e si documenta su qualsiasi cosa che parli dell’Aldilà.
La TRAMA
Con una prefazione di Enrico Ruggeri
“Il 19 Agosto 2003 in seguito ad un incidente stradale mia figlia Sabrina è tornata alla Casa del Padre”. Con queste parole si apre il libro di Maria Antonietta Giasone. Da quell’agosto del 2003, attraverso il buio di una sofferenza infinita e apparentemente inconsolabile, comincia per Maria Antonietta una ricerca: ascolta le esperienze di altre mamme che hanno “perso” i loro figli e si documenta su qualsiasi cosa che parli dell’Aldilà. Per“strane” coincidenze incontra persone sensitive, si convince della sopravvivenza dell’anima dopo la morte terrena. Dopo quattro anni si rende conto che, a conforto di altri genitori, deve scrivere quello che ha imparato da questa esperienza di vita. Sabrina non è solo la figlia di Annetta, ma qui diventa ‘voce’, ‘mezzo’ verso la saggezza e la luce della coscienza. L’autrice non si limita a ‘liberarsi’ del proprio dolore, ma la via del dolore è una via che porta oltre se stessi, e si apre al mondo e alla verità più profonda. Sabrina in questo modo non solo è viva e parlante, presente e protettiva, ma diventa ‘spinta’ per l’azione di miglioramento di un mondo che muore nei veleni, nella brama di potenza, nella cecità autodistruttiva. Il grande dolore apre la strada a una consapevolezza superiore e per tutto il libro è evidente che si ‘trasforma’ in presa di coscienza sociale, non solo spirituale e religiosa. Un libro che dovrebbero leggere tutti, anche quei ‘responsabili’ irresponsabili che governano il mondo e che sembrano indifferenti al suo spaventoso declino. La voce di Sabrina è quella di un angelo ben presente che attraverso le righe della madre ci parla. Una presenza luminosa, attenta e lucida. Queste pagine non sono indirizzate solo a quei genitori che hanno avuto la sventura di perdere il loro bene più caro, ma sono valide forse ancora di più per tutti quei genitori che i figli ancora li hanno e troppo spesso li educano e li seguono con paura, incapaci di aprire totalmente il loro cuore.
“Il 19 Agosto 2003 in seguito ad un incidente stradale mia figlia Sabrina è tornata alla Casa del Padre”. Con queste parole si apre il libro di Maria Antonietta Giasone. Da quell’agosto del 2003, attraverso il buio di una sofferenza infinita e apparentemente inconsolabile, comincia per Maria Antonietta una ricerca: ascolta le esperienze di altre mamme che hanno “perso” i loro figli e si documenta su qualsiasi cosa che parli dell’Aldilà. Per“strane” coincidenze incontra persone sensitive, si convince della sopravvivenza dell’anima dopo la morte terrena. Dopo quattro anni si rende conto che, a conforto di altri genitori, deve scrivere quello che ha imparato da questa esperienza di vita. Sabrina non è solo la figlia di Annetta, ma qui diventa ‘voce’, ‘mezzo’ verso la saggezza e la luce della coscienza. L’autrice non si limita a ‘liberarsi’ del proprio dolore, ma la via del dolore è una via che porta oltre se stessi, e si apre al mondo e alla verità più profonda. Sabrina in questo modo non solo è viva e parlante, presente e protettiva, ma diventa ‘spinta’ per l’azione di miglioramento di un mondo che muore nei veleni, nella brama di potenza, nella cecità autodistruttiva. Il grande dolore apre la strada a una consapevolezza superiore e per tutto il libro è evidente che si ‘trasforma’ in presa di coscienza sociale, non solo spirituale e religiosa. Un libro che dovrebbero leggere tutti, anche quei ‘responsabili’ irresponsabili che governano il mondo e che sembrano indifferenti al suo spaventoso declino. La voce di Sabrina è quella di un angelo ben presente che attraverso le righe della madre ci parla. Una presenza luminosa, attenta e lucida. Queste pagine non sono indirizzate solo a quei genitori che hanno avuto la sventura di perdere il loro bene più caro, ma sono valide forse ancora di più per tutti quei genitori che i figli ancora li hanno e troppo spesso li educano e li seguono con paura, incapaci di aprire totalmente il loro cuore.