Paolo Ferrari
Paolo Ferrari
Paolo Ferrari nasce il 16 luglio 1934. Dopo un periodo di studio alla Columbia University di New York negli anni ’60 inizia a fotografare con una fotocamera 6x6 Rolleicord comperata a rate.
Quando si parla di fotogiornalismo a Bologna è impossibile prescindere dalla figura di Paolo Ferrari. Dai primi anni Settanta, con oltre tre decenni di scatti alle spalle, ha documentato ininterrottamente con cura e passione i vari aspetti della vita quotidiana della città. In realtà la fama delle sue immagini supera i confini locali, e si inserisce in un contesto nazionale, in particolare sui temi della criminalità e dei reportage sul Jazz.


All’inizio degli anni ’70, costituisce la società «FN» con Luigi Nasalvi.  La passione per il jazz, condivisa con Nasalvi, lo porta ai complessi musicali, all’ambiente di Pupi Avati e al set delle scene cinematografiche, in un curioso cocktail tra “musica e clock”.
Poi si avvicina alla carta stampata: «Qui Bologna», «Carlino Sera», «Il Resto del Carlino» sono i primi giornali ai quali collabora con le sue foto. Da allora l’occhio attento di Paolo Ferrari inquadra il mondo e ne fissa le emozioni e gli scatti quotidiani.

Ha esposto in numerose mostre tra cui a Palazzo Re Enzo nella mostra collettiva “Cronaca”, dedicata all’attività dei fotoreporter che lavoravano con le testate giornalistiche della città di Bologna; all’Ospedale Maggiore, insieme al collega Paolo Righi, nella mostra “I volti del soccorso”, che racconta il sacrificio dei pompieri e di Bologna Soccorso durante la strage della stazione del 1980.
Ha fotografato per «Il Resto del Carlino», il periodico «Famiglia Cristiana»; è stato corrispondente da Bologna dell’agenzia di stampa statunitense A.P. (Associated Press) e dell’Agenzia Italia, pubblicando su numerose testate nazionali e internazionali. Pubblica numerosi volumi di fotografia come autore unico e con altri autori, sui temi a lui più cari come la città, i musicisti, l’arte, la cronaca.

Il suo vastissimo lavoro, realizzato sempre con grande rigore tecnico e stilistico, rappresenta un patrimonio iconografico e documentale enorme.
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