Dal mondo dei blog ecco venir fuori lo spaccato di una generazione che a, trent’anni, deve fare i conti con la complessità e il senso di precarietà alla quale è stata condannata. Matteo Pedrini sorprende prima di tutto proprio per la sua forza di comunicazione emotiva e per la sua ricchezza lessicale. Difficile da classificare come genere, un po’ poesia-racconto,un po’ collana di racconti brevi, questi Appunti sparsi di un cantastorie ci raccontano una sorta di passaggio alla maturità di un “figlio delle mani inmano” che si porta nello zainetto gli errori ma anche l’eredità affettiva delle due generazioni precedenti.
Matteo vive il disagio di crescere senza la figura paterna, ponendosi mille domande su quell’«uomo al di là del muro» che lo ha messo al mondo e lo ha poi allontanato. E poi lei, la “Madonna del freddo”, il personaggio centrale capace di prendere per mano il protagonista per consentirgli di ritrovare se stesso e la sua dimensione di adulto. Nel classico rapporto tra il vecchio ed il bambino, Ivana, la nonna emerge con prepotenza in tutta la sua naturale capacità di amare per portare Matteo alla consapevolezza dei valori. Non mancano i temi dell’amicizia, viscerale e solidale, sulle note di una creatività musicale che lega le persone anche attraverso il web, come quando Calvino pensava, vent’anni fa, al romanzo come grande rete: «un inventario di oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili».