Antropologia della lacrima
Escursioni filosofiche e letterarie
Saggio filosofico-letterario sulla più radicale delle esperienze umane: la lacrima.
La TRAMA
Un saggio a più mani sulla lacrima, forse la più radicale delle esperienze umane. Diviso in due sezioni, filosofica e letteraria, la cui continuità è più esistenziale che concettuale, questo contributo, ad opera di due filosofi e un critico letterario, cerca di intercettare nella lacrima, tra stupore e lacerazione, l’apertura sempre aperta degli umani al mondo.
Sulla scorta delle riflessioni capitali di Lévinas, Nancy, Deleuze, Derrida, Bataille e Baudrillard, gli autori rintracciano nel pianto il luogo privilegiato di demistificazione delle fotologie – i presunti sguardi esattissimi sull’altro delle metafisiche violente –, come espressione di procedure di controllo, nel segno del tutto presenza.
Da qui, il recupero dell’altro come traccia, resto, singolarità innumerabile e non innumerevole, inappropriabile, imperimetrabile, ineffabile.
Ne consegue una critica radicale all’esposizione del volto, soprattutto televisiva e digitale, secondo le perverse grammatiche dell’Uguale, della compiuta trasparenza, della spettralità, senza alcun pathos della distanza, quindi senza rispetto, soglia dell’etica, e dolcezza.
Le voci letterarie, accompagnate da puntuali schede critiche, contribuiscono, con le loro atmosfere e suggestioni, a rimarcare l’infinito segreto dell’alterità, il suo continuo darsi e ritrarsi, la dismisura del suo pudore, nel pianto di gioia o di congedo dal mondo.
Sulla scorta delle riflessioni capitali di Lévinas, Nancy, Deleuze, Derrida, Bataille e Baudrillard, gli autori rintracciano nel pianto il luogo privilegiato di demistificazione delle fotologie – i presunti sguardi esattissimi sull’altro delle metafisiche violente –, come espressione di procedure di controllo, nel segno del tutto presenza.
Da qui, il recupero dell’altro come traccia, resto, singolarità innumerabile e non innumerevole, inappropriabile, imperimetrabile, ineffabile.
Ne consegue una critica radicale all’esposizione del volto, soprattutto televisiva e digitale, secondo le perverse grammatiche dell’Uguale, della compiuta trasparenza, della spettralità, senza alcun pathos della distanza, quindi senza rispetto, soglia dell’etica, e dolcezza.
Le voci letterarie, accompagnate da puntuali schede critiche, contribuiscono, con le loro atmosfere e suggestioni, a rimarcare l’infinito segreto dell’alterità, il suo continuo darsi e ritrarsi, la dismisura del suo pudore, nel pianto di gioia o di congedo dal mondo.