Dino Biondi (1927-2015) è nato a Dozza imolese, si è trasferito nel primo Dopoguerra a Bologna ed è entrato ragazzo a “il Resto del Carlino” come correttore di bozze. Dopo pochi mesi passò alla redazione della cronaca di Bologna e dopo qualche anno, sotto la gestione di Giuseppe Spadolini, divenne inviato speciale e critico cinematografico, ruolo che gli permise di seguire i festival di Cannes e di Venezia e di pubblicare il libro Sottobosco del cinema, che suscitò molto scalpore.
Pochi giorni dopo la prima pubblicazione de La fabbrica del Duce, si trasferì a Parigi come corrispondente e raccontò, nel 1968, il maggio francese. Al suo rientro in Italia, nel 1970, gli fu assegnata la direzione del “Giornale d’Italia”, una storica testata allora agonizzante. Biondi la rivitalizzò chiedendo all’editore di stampare, come allora faceva “Paese sera”, anche l’edizione del pomeriggio, che ebbe notevole successo e che gli valse, nel 1972, la direzione del quotidiano sportivo bolognese “Stadio”. Nel 1976 venne nuovamente trasferito a Roma, questa volta come capo della redazione del “Carlino”. Erano quelli gli Anni di Piombo, delle stragi e dei servizi segreti deviati. Il 2 agosto del 1980 era casualmente a Bologna e, in assenza del direttore, gli fu affidata l’edizione straordinaria che andò in edicola poche ore dopo la strage. Nel 1985 uscì il volume, interamente curato da Biondi, sui cento anni della storia del “Carlino”. Dal 1986, per tre anni, si occupò della terza pagina, prima di fermarsi per godersi i nipoti.